Interviste ai Maddalenanti: Massimiliano Borioli e Beatrice Barone

Massimiliano Borioli, 40 anni,
Beatrice Barone, 23 anni, studentessa

Massimo Borioli è il Contestabile dell’annata 2015 – 2016, ancora in carica al momento dell’intervista. Il nostro incontro avviene nel suo ufficio, in una finestra ricavata in una giornata di impegni di lavoro. Si capisce subito, però, che quei minuti Massimo li ha ritagliati per sé e per la Madaena, e questo serve a fargli pesare un po’ meno il resto della giornata. Ha poi una responsabilità non da poco: Massimo Borioli è il Contestabile dell’anniversario, dei trecento anni, e sa che, come si suole, giunti alla cifra tonda, si fa un po’ il bilancio di una storia, rendiconto per lui non meno importante di quelli che è abituato a fare nel suo lavoro per l’Ospedale di Carità.
Ci raggiunge anche Beatrice Barone, la Contestabilessa: ha 23 anni, studia Giurisprudenza a Imperia e lavora in un bar.
E’ giusto, in questo caso, che l’intervista avvenga alla presenza di entrambi: la loro è stata una esperienza forte, che li ha visti al centro dell’attenzione e coinvolti profondamente. Comunque sarà andata, avranno lasciato una traccia, un segno nella comunità dei Maddalenanti: i loro nomi sono scritti nella bacheca all’eremo e tutti ricorderanno che, nei trecento anni dalla Compagnia, i contestabili sono stati loro.

Massimiliano, che cos’è, per te, la Madaena?

La Maddalena, è un patto di sangue, essere Maddalenante è bellissimo, si sente di far parte di un gruppo straordinariamente unito, in cui tutti puntano alla stessa cosa, la Maddalena, appunto, come in una sorta di patto di sangue.

Ma nella vita di un Maddalenante c’è una differenza sensibile tra prima e dopo aver fatto il Contestabile. Avere l’onere e l’onore di essere Contestabile è gratificante, ci si sente consapevoli del buon andamento della festa, un compito che si svolge per tutti gli altri, non solo per sé. Immancabilmente, poi, si è al centro dell’attenzione: quando si passa in paese tutti ti riconoscono e ti chiamano e, così, alla fine, ti fai vedere, lo fai apposta, è bello entrare al bar e sentir urlare “viva il Contestabile!”, un grido tra l’esaltazione e lo sfottò, perché per noi c’è soprattutto questo valore, quello della responsabilità: “Quest’anno ti tocca…”.

Anche a livello personale, si cresce, c’è una differenza tra la vita prima di essere Contestabile e quella dopo, alcune situazioni cambiano, le vivi con più consapevolezza, gli aspetti organizzativi fanno vedere le cose sotto un punto di vista diverso e si scoprono risorse impensate di persone che si hanno vicino da sempre. Chi ha fatto il Contestabile precedentemente racconta la sua esperienza e fornisce consigli preziosi su come evitare e affrontare le situazioni difficili.

Dopo il Contestabilato, tutto si vede con un occhio diverso, alcuni dettagli che prima si trascuravano assumono importanza, ma manca la fase di distacco, lo scarico della responsabilità tipico di ogni impegno, non c’è nessun allontanamento, bensì un attaccamento maggiore, la voglia di trasmettere la tua esperienza al tuo Vicecontestabile, in una continuità. Tra il Contestabile e il suo Vice si crea un vero rapporto di amicizia, ci si sorregge a vicenda e io vorrei che questo andasse avanti fino alla fine, voglio passare la mia carica braccio a braccio. Se è andato tutto per il verso giusto, lo devo a questo. Mi ritengo fortunato perché quest’anno, in quattro, tra Contestabili, Contestabilesse e i Vicecontestabili abbiamo creato un bel gruppo affiatato, nel bene e nel male, nell’allegria come nel pianto.

Come taggiasco, aver fatto il Contestabile mi ha fatto sentire ancora di più l’importanza della trasmissione del nostro bagaglio culturale, un modo di vivere, una sensibilità cui, vivendo semplicemente la festa da fuori, probabilmente non si arriva.

 

Qual è, secondo te, il ruolo del Contestabile?

Il Contestabile non è a comando della compagnia, il suo vero ruolo, per me è quello di parlare con tutti, ascoltarli, conoscere le esigenze di ognuno se possibile, dei giovani, dei vecchi, e mediare, trovando soluzioni che vadano bene per tutti. Allo stesso modo, il Contestabile deve essere un po’ giullare, guidare il divertimento, è il re della festa. Ma è solo perché hai tante persone attorno che ti sgravano dei compiti più banali e pensano alla festa che puoi lasciarti andare e vivere la festa più intensamente, abbandonandoti alle relazioni personali, agli amici, al bello di questo ruolo. Chi ti aiuta non lo fa per fare una riverenza al Contestabile, ma perché questo è proprio lo spirito della Madaena. Sono persone come Fabiano ad esempio, che ha pensato al mio cavallo e che devo ringraziare molto se sono riuscito a godermi pienamente la festa.

 

Beatrice è un po’ emozionata, ha la sensazione di essere ad un esame all’università. Si sente impreparata, benché lo sia perfettamente. Infatti, proprio, come in aula, davanti ad un professore, dopo la prima domanda, rotto il ghiaccio, si lascia andare. E supera l’esame da Contestabilessa brillantemente.
Beatrice, quale aneddoto di questa Madaena porterai per sempre nel cuore?

Una cosa che mi ha emozionata moltissimo è stato vedere il mio nome impresso sulla targhetta. Ci hanno fatto una sorpresa: una mattina ci hanno portati su, all’Eremo e ce le hanno mostrate. Tra tutte quelle targhette, in fondo, c’era pure quella con il mio nome… è un rituale che, presi come eravamo dall’organizzazione, avevamo dimenticato. E’ stato bellissimo vedere il mio nome insieme a quello di tutti gli altri, essere, di fatto, inseriti nella storia della Madaena.

 

Tu sei di Arma. Si può dire che tu abbia fatto un doppio ingresso a Taggia: sei entrata a far parte effettivamente della comunità, e sei entrata in paese con la lavanda in mano, il giorno della festa, come Contestabilessa…

Per me la Madaena è stata una sorpresa. Arrivo da Arma e vivo a Taggia da pochi anni, e, pur essendo andata spesso a vedere la partenza con il mio fidanzato, non avevo mai vissuto la festa su all’Eremo e non l’avevo mai vissuta in prima persona.

Tanto che quando Massimiliano Borioli e Davide Giuffra vennero al bar dove lavoro a chiedermi di fare la Contestabilessa, subito risposi di no, che non me la sentivo. Pensavo a quante ragazze di Taggia, che frequentano la festa da molto più tempo di me, ne avrebbero avuto più diritto.  Ma quella richiesta, arrivata così, all’improvviso, inattesa, è stata così forte che alla fine mi ha convinto, e quando se ne è parlato sul serio ho accettato.

Entrare invece in paese con la lavanda, sul carro, il giorno della festa è stata un’emozione fortissima, anche se su, all’eremo, per il Ballo della morte, avevamo già speso tutte le nostre lacrime per la commozione…

 

Come è avvenuta, nel tuo caso, la trasmissione dei valori? Come funziona la Madaena?

Sicuramente con i racconti. Vedere, sentire raccontare le cose, le testimonianze dirette, di chi c’era e chi le ha vissute, fa sentire dentro i fatti, parte degli eventi e, allo stesso modo, ci si sentirà poi in dovere, un giorno, di raccontare a propria volta le proprie esperienze.

E’ stata una bellissima occasione per me, per conoscere moltissime persone interessanti, giovani, ma soprattutto anziane: a me non capita così spesso di venire in contatto con loro, invece alla Madaena questo è normale. Del resto, noi siamo arrivati in un momento particolare, in cui il gap generazionale è forte e a volte ci sono scontri tra i giovani e i vecchi: per loro e per Massimiliano è stata una scommessa avere una Contestabilessa così giovane. Per me è stato bellissimo essere accettata. E ora che siamo giunti in fondo mi sento di ringraziare tutti, i giovani per il clima, la gioia e l’umore sempre alto, i vecchi, gli stessi con i quali a volte si è avuto motivo di scontro, per l’esperienza e il sapere che hanno saputo trasmettermi. I vecchi sono la maggioranza e sono loro “che tirano la carretta”, portano avanti la festa anche per noi.

 

Anche Massimiliano è rimasto stupito dalle emozioni legate dal fare il Contestabile

Pensavo che, avendo già fatto alcune esperienze in qualità di Vicencontestabile, l’anno dopo, quando sarei stato in carica io, sarebbe cambiato poco; invece mi sono dovuto ricredere: emozioni diverse, vissute magari per situazioni analoghe, ma con un carico e un approccio completamente diverso. Perché, comunque, da vice sei un passo indietro, ti manca quella tacca sul berretto, solo una volta nominato contestabile vivi davvero a fondo l’essenza della Madaena. Fare il Contestabile è il punto di arrivo di un percorso, probabilmente partire già da Contestabile senza fare prima il Vice non sarebbe la stessa cosa, troppa sarebbe l’ansia e non si avrebbe il tempo di godersi la festa.

 

Com’è nata in te l’idea di fare il Contestabile?

Il mio percorso, nella Madaena, comincia con le “buete”. A tre o quattro anni, il miglior regalo che mi si potesse fare era quello di portarmi, a mezzogiorno della Madaeneta, sul ponte nuovo a vedere Gianni Puè che spara le buete. Tanto che Gianni, quando sono stato più vecchio, a forza di vedermi lì, tutti gli anni, deve essersi mosso a compassione e mi ha chiesto di aiutarlo. Da lì, poi, con Lupi, otto anni fa, sono entrato nell’Amministrazione e occuparmi di quell’aspetto. Il mio tramite per la Madaena dunque, sono state le buette.  Una volta nell’Amministrazione non si vive più, semplicemente, solo l’aspetto goliardico della manifestazione, i due giorni della festa, ma tutto un mondo che attinge al passato, al vissuto personale e della Compagnia e confluisce nella memoria storica. Tra Madalenanti si creano poi delle amicizie, dei veri patti di sangue, per cui ci si affianca nei ruoli di Contestabile e vice, si creano legami che durano per la vita. Capita, a volte, in serate tra amici, davanti ad una bottiglia di vino, di annunciarsi come Contestabile o di seguire un amico in questa avventura per poi innamorarsene e farla propria. E’ così che nascono spesso le cose.

 

Cosa decide il contestabile?

Occorre ascoltare tutti. Il Contestabile non è una figura di potere, di comando. Non può imporre una sua volontà se non è condivisa dagli altri. Su alcune cose la Compagnia è molto rigida, per salvare la festa, ma su alcuni tabù si può intervenire. Il segreto è offrire alla gente l’opportunità di fidarsi e insistere con proposte ragionevoli, di mostrare che la propria idea è o era almeno all’altezza di ciò cui si chiede o si chiedeva di rinunciare. L’imposizione non porta mai a nulla di buono ma genera scontro. L’importante è dimostrare che quella cosa si poteva fare, senza danno per nessuno, tantomeno per le tradizioni.

 

A proposito di tradizioni, chi non conosce la festa, potrebbe pensare che la donna abbia un ruolo marginale e che sia una festa prettamente maschile. Quale è stata la tua sensazione da Contestabilessa?

Non si tratta di una discriminazione, è semplicemente una tradizione. La festa non sarebbe tale se il sabato sera si permettesse alle donne di salire all’Eremo, non c’è una motivazione di fondo. Del resto, senza le donne, la festa non potrebbe essere sostenuta. A me, ad esempio, piace molto quando Rosangela, Maria Luigia e Maria Rina adornano la chiesa, un momento tutto femminile, molto importante della mattinata, perché poi lì si terrà la Santa Messa e tutti si scatteranno le fotografie. La Madaena è una festa in cui ciascuno ha ruoli ben precisi, dall’Economo, al Collettore ai Configuranti e anche quello delle donne è fondamentale e tutte noi, assieme agli uomini, con le nostre azioni stiamo facendo tutti la stessa cosa, stiamo facendo rivivere il passato.

 

Parliamo del Ballo della Morte. Qual è l’emozione che vi dà? Che cosa vi lascia?

Massimiliano Borioli: il ballo ha una forza incredibile, è l’epilogo di tre giorni intensissimi e ne concentra la forza. Il concerto della banda, mercoledì sera, prepara il terreno alle emozioni, con la preparazione della lavanda del e il ricordo dei defunti il sabato mattina, poco prima di partire, con un mazzetto di lavanda per tutti, si entra già nella festa a tutti gli effetti. Il Ballo della Morte la domenica, quando si abbandonano ormai tutti gli impegni e le responsabilità, ti scarica tutta la tensione della festa ed arriva potente a smuoverti dentro.

Beatrice Barone: è il momento in cui sento di più la vicinanza di tutti. In quel momento, soprattutto all’Eremo, quando ti alzi da tavola per vedere il ballo, non sei più Contestabile o Contestabilessa, sei uno come tutti gli altri, e tutti cantano e guardano il ballo felici insieme. Il Ballo fatto all’Eremo io lo sento più nostro, di tutti i Maddalenanti, rispetto a quello fatto giù in paese per tutto il paese.

Massimiliano Borioli: e poi quella musica, così potente, studiata alla perfezione in anni di trasmissione orale, come uno dei “canoni diabolici”, quelle melodie che, ascoltate più volte, inducono una trance o un’estasi di qualche tipo. Come la rinascita a cui è legato, provoca anche dipendenza: a me manca già, non vedo l’ora di sentirlo.

 

Beatrice, raccontami un aneddoto, per te importante di questa esperienza…
Sicuramente, durante l’anno passato da vice, l’anniversario dei 50 anni di Cristò e Adelaide. Un momento bello, per loro come coppia e per tutti. La loro vita è così connaturata con questa festa che davvero con Cristò non si può ragionare per anni solari, ma per Madaene.

Massimiliano Borioli: il mio è legato alla mia passione di cavaliere e alla mia cavalla, la Gigia. In realtà, provenendo da una serie di cavalli quarter, il suo nome sarebbe in inglese, ma tutti a Taggia   la conoscono tutti come Gigia, la Gigia, come la moglie di Govi. E quello è un nome che si addice perfettamente al suo carattere e al suo aspetto: è così buffa che, durante il mio Contestabilato, era quasi più famosa lei di me. Mi sento davvero fortunato ad aver condiviso questa esperienza con lei, è stata una ottima compagna. Per la festa l’ho preparata con una testiera con tutti i nastrini rossi e neri: sembrava il cavallo perfetto da Madaena. Ma l’esperienza più bella con lei l’ho fatta quest’anno, a ottobre, alla Festa della Castagna. Finita la festa, quando già il buio incombeva e tutti erano andati via, sono rimasto ancora un pochino all’Eremo insieme alla Gigia e poi siamo venuti giù insieme fino a Taggia: arrivati in paese siamo passati in via San Dalmazzo, l’ho legata all’anello proprio di fronte alla cantina di Cristò e mi sono fermato a bere un bicchiere con lui. E’ stato bellissimo, scendere al buio, sereni, con la Gigia, dopo aver concluso quest’anno straordinario di feste.

 

Beatrice, ti succederà Flavia Montanari, di 25 anni. Cosa ti senti di dirle?

Di continuare a essere sé stessa, così com’è, in questo ruolo non bisogna strafare, restare al proprio posto e avere rispetto per il proprio ruolo e per quello degli altri, soprattutto per coloro che lavorano per farci vivere bene la festa.

Massimiliano ai contestabili del futuro cosa vuoi dire?

Io, che, assieme a Davide e ad altri, sono stato un elemento di rottura con gli anziani, perché ho dovuto scontrarmi con la corazza dura del conservatorismo, mi sento di dire, per i contestabili del futuro, che non bisogna perdere la volontà di scommettere sulle persone. Se poi si perde, si può sempre rimediare, ma occorre non perdere mai la volontà e la speranza. Perché, e recenti casi ne hanno dato conferma, chi viene investito del ruolo di Contestabile si trasforma e cresce, e, accompagnato dalla Contestabilessa gusta, può dare ottimi risultati. Ai contestabili serve memoria ed entusiasmo, il mix vincente per la Madaena è tradizione storia ed entusiasmo.

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