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Ciao ciao Tenco, edizione 2011

Ciao Premio Tenco ciao, per la 36° volta la rassegna della canzone d’autore” saluta. E non si sa se ritornerà. Segno di tempi: da un po’ di anni a questa parte, il premio Tenco ci ha abituati ad una certa precarietà. Ma questa volta il saluto suona più come un “addio” che come un “arrivederci”, visti i tagli drastici che hanno funestato questa edizione.
Certo, però, che alcune sorprese e il riconoscimento di botteghino dell’ultima serata di sabato sera, con l’atteso pienone per Ligabue, fanno ben sperare chi ama la musica di qualità che la manifestazione arrivi, in qualche modo, al numero 37 l’anno prossimo. Qualche riflessione per il
futuro, in chiusura, è però d’uopo.

Il premio Tenco, in quasi 40 anni, è stato una fucina di talenti, stili e personaggi di cui, certamente, il mondo musicale e culturale hanno bisogno. Ma, oggi, sono molti i canali con cui scoprirli. Per una prossima edizione dunque, sempre seguendo le idee del mitico fondatore Rambaldi, quelli del club Tenco dovrebbero porsi delle domande per capire il senso da dare in futuro alla manifestazione.
Compito del Tenco è ancora pescare giovani talenti snobbati dal mercato e portarli alla ribalta? Fare da ponte tra le culture musicali del mondo,
creare incroci, incontri, contaminazioni? Oppure questo ruolo è ormai dei vari social network, youtube o X-Factor?
E, ancora, è davvero compito del Tenco consacrare grandi nomi pop assegnando loro l’etichetta un tempo tanto temuta ma oggi tanto agognata
di “cantautore”?
Ai posteri l’ardua sentenza, ai discografici la decisione.

Fuori del tearto Ariston, intanto, in piazza Colombo, ci sono già dei giovani riuniti ad aspettare che cambi qualcosa. Ma non sono lì per il Tenco: si tratta di un gruppo di Indignados in arrivo da Nizza e diretti ad Atene.

Intanto, l’ultima serata di sabato, ha regalato emozioni che restano.
Si parte con due nomi in arrivo nella leva cantautoriale degli anni ’00, scoperti anni fa da uno degli album del club.
A Giorgia del Mese il compito ingrato di apripista (si sa, il pubblico del Tenco è un diesel), poi i Nobraino non passano inosservati. Goliardici,
sarcastici, pirotecnici, con testi intelligenti, che sembrano ritagliati dalle risposte della Settimana enigmistica, autori di gag e improvvisazioni che stupiscono. Poi arriva Paolo Benvegnu, una musica colta e raffinata la sua, ma che non manca di ironia, come  quando annuncia “una canzone sull’evoluzione e sull’involuzione umana” e dice “Stasera, speriamo, si farà un passo verso l’evoluzione” accennando al dibattito in corso in Parlamento sul governo Berlusconi.
Beppe Voltarelli dà il meglio al cambio palco, mostrando simpaticamente la foto delle sue scarpe, nascoste al pubblico dalla rotaia della telecamera di Rai 5 e duettando poi in modo frizzante con Petra Magoni.

Spetta alla Piccola Bottega Baltazar l’omaggio quotidiano a Brassens nell’anniversario della morte. Chi meglio di loro, con il loro sound etno-folk: cantano “La Marinette”, ma tradotta in dialetto veneto “La Marinetta”.
Poi, Jaromir Nohavica: Premio Tenco 2011 come cantautore straniero, premiato da Sergio Staino, che ricorda il suo passato: la clandestinità
musicale nella Cecoslovacchia del regime e la capacità di mescolare musica popolare dell’Est con la tradizione americana e francese, sui temi
sentimentali e sociali. Nohavica, il Guccini “ceco”, viene accompagnato da Alessio Lega che traduce una sua canzone.

Subito dopo il punto più alto della serata: Mauro Pagani riceve il premio Tenco come operatore culturale. Un tributo ai suoi 40 anni di musicista,
arrangiatore e cantautore, una fonte inesauribile di idee, come uno dei pezzi che presenta, un gospel tratto da un mistico persiano del 1400.
Straordinaria “Crêuza de mä”; la sua “Impressioni di settembre”, che manda l’Ariston in estasi, resterà nella storia. E non erano tutti nostalgici della PFM coi capelli bianchi i presenti in sala, anzi, molti erano giovani in attesa di chi sarebbe arrivato subito dopo: il Liga, Luciano Ligabue.

Introdotto, durante il cambio palco da Voltarelli che sottolinea le differenze tra la via Emilia e la calabrese via Popilia, Ligabue sembra arrivi sul palco dell’Ariston direttamente da uno svincolo dell’A 1. Incredibile la sua capacità di trasformare i set: che sia in un oratorio di provincia, nella sala d’aspetto di una stazione o al Premio Tenco, subito si viene catapultati nell’arena di San Siro.
Appena comincia a cantare, se non s’illuminano accendini (il sistema antincendio dell’Ariston sarebbe impazzito), compaiono decine e decine di
telefonini che riprendono l’esibizione. Su youtube e facebook sicuro se ne trova già traccia.
Premiato con la targa Tenco per aver arrangiato, prodotto e suonato tutti gli strumenti nella versione acustica di “Arrivederci mostro” aveva
promesso un set apposito per il Tenco, ma forse è il Tenco ad aver ha costruito la serata apposta per lui. Chi s’aspettava, però, un tributo suo
personale con una canzone di Luigi Tenco, resterà deluso. Ci si accontenti della sua presenza che ha sanato i bilanci della kermesse.
Ligabue procede spedito tra i suoi Autogrill. Si unisce Pagani al violino, ma il pubblico va in visibilio per “Buonanotte all’Italia”: già altre
volte Ligabue ha dimostrato di essere attento all’attualità del suo paese.

Poi Ligabue se ne va, il Tenco si chiude. Arrivato dall’A1, cinque minuti dopo Liga era via, sull’A10, scomparso nel nulla come una qualsiasi
rockstar. Voltarelli, Pagani e i cantautori, invece, restano un po’ nell’atrio dell’Ariston a scambiare autografi e fotografie con il pubblico.

Ciao Premio Tenco, ciao.

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