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Chi ha ucciso Daphnia Magna

La Daphnia magna è un crostaceo cladocero planctonico.
E’ molto piccola (tra 0,2 a 5 mm), difficile vederla ad occhio nudo. Ingrandita al microscopio, ha un aspetto mostruoso. Ma, superato l’impatto visivo offerto dal suo complesso sistema cardio-circolatorio e nutritivo, potrete accorgervi di alcuni puntini scuri in movimento nella parte bassa del suo corpo: sono i suoi figli, i nuovi individui che, una volta maturi, verranno espulsi dal corpo della madre per proseguire il loro ciclo vitale. La Daphnia Magna si riproduce infatti per partenogenesi.
Più su, 6 paia di zampe, il capo ricurvo e fuso sul corpo, un piccolo occhio tondo e inespressivo le hanno meritato un soprannome: “pulce d’acqua”. Nomignolo che sopporta anche per il suo sistema propulsivo, che la fa spostare a piccoli balzi avanti o indietro.

La Daphnia Magna vive tranquilla in natura nelle acque di ruscelli e piccoli corsi d’acqua, nonchè nei fiumi. Ma è sensibilissima all’inquinamento. Basta poco per farla soffrire, pochissimo per ucciderla. Per questo le daphnie vengono usate per testare gli effetti delle tossine su di un ecosistema. Il loro breve ciclo vitale e della loro capacità riproduttiva le rende indicatori biologici formidabili. Dove ci sono loro la vita può continuare. Se mancano è il deserto d’acqua.
Spesso i biologi le introducono con un gioco un po’ sadico per verificare la salubrità di un fiume o di un lago. Non gliene vogliano gli ambientalisti: il sacrificio delle daphnie risparmia a noi molti problemi.
Assieme a loro ricordiamo anche la “Pseudokirchneriella subcapitata” (Selenastrum capricornutum) e il Vibrio fischeri, caduti per la libertà e la salute nei test che l’Arpal ha condotto recentissimamente nei valloni circostanti la discarica di Ponticelli a Imperia.

La loro morte ha permesso di chiarire (se ce ne fosse stato bisogno) che i miasmi provenienti dalla discarica sono dannosi per la salute e che il liquido più volte sversatosi da essa non è “acqua osmotizzata” come dichiarato dai responsabili di Biancamano s.p.a., ma percolato, sostanza tossica e pericolosissima sviluppatasi dalla combinazione delle piogge con la decomposizione dei rifiuti.

Sulla morte della povera Daphnia Magna di Ponticelli la magistratura aveva avviato un’inchiesta alla fine dell’estate. Ora cominciano ad emergere i particolari: sarebbero centinaia di migliaia i metricubi di percolato “spariti” dalla Ponticelli in 10 anni. Una quantità capace di una Hiroshima di Daphnie e di esseri umani.

I responsabili della Ponticelli s.r.l., Pierpaolo Pizzimbone, attuale presidente del potente gruppo Biancamano e Davide Bianchi si sono dichiarati innocenti. Innanzitutto, non conoscevano assolutamente questa tal Dafne di Ponticelli. E poi, quando il delitto è stato commesso, erano a cena da Zeffirino.

E per dimostrarne la purezza, bevono l’acqua del rio Ponticelli in diretta conferenza stampa. Fa “plin plin”, dicono.
E poi promettono battaglia contro i giornalisti e la magistratura. Una specie quella sì, che vorrebbero far estinguere definitivamente.

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